La Honda Africa Twin è il nome commerciale utilizzato dalla casa motociclistica giapponese Honda Motor Co. Ltd. per diversi modelli di motocicletta, basati sulla stessa impostazione di moto enduro ma con varie modifiche ed evoluzioni che si sono succedute nel corso del tempo. La prima fu la XRV 650 prodotta dal 1988 al 1990, succeduta dalla XRV750 prodotta dal 1990 al 2002 (in questo lasso di tempo furono apportate molte modifiche nel corso degli anni). Successivamente il nome di Africa Twin fu rispolverato per la CRF1000, presentata nel 2015 ed infine per la CRF1100 presentata nel 2020.
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Honda Africa Twin | |
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Costruttore | ![]() |
Tipo | Enduro Stradale |
Produzione | dal 1988 |
Stessa famiglia | Honda Transalp |
Modelli simili | Yamaha Superteneré |
Manuale |
La storia della Honda Africa Twin inizia sulle piste di uno dei rally più noti: la Parigi-Dakar. Nel 1986 la Honda si presentò al via con la NXR 750, una bicilindrica 8 valvole di 780 cm³ capace di sviluppare oltre 75 cavalli, con un peso a secco intorno ai 160 kg: il risultato fu che Neveu e Lalay conclusero al primo e secondo posto. L'anno successivo Neveu fece il bis, davanti a Edi Orioli. Il friulano vinse nel 1988 la sua prima Dakar in sella alla stessa moto usata da Neveu l'anno precedente, mentre nel 1989, Lalay portò al quarto successo consecutivo l'ultima evoluzione della NXR. Nel 1990 Honda decise di non proseguire con questa esperienza, ma nel frattempo aveva provveduto a sfruttare la grossa pubblicità ricevuta.
Già al salone di Parigi del 1987 venne infatti presentata una replica in scala leggermente ridotta della NXR: la Honda XRV 650 Africa Twin RD03. In realtà le differenze non erano poche, in pratica il motore era quello, un po' rivisto, della Transalp 600 presentata nel 1986. Oltre all'indispensabile avviamento elettrico, la nuova bicilindrica disponeva di motore a V di 52° (anziché 50°) con distribuzione a 3 valvole per cilindro anziché 4, soluzioni rimaste immutate fino ai giorni nostri.
Nel 1990 arrivò la RD04, con cilindrata portata a 750 cm³, modifiche al telaio e doppio freno a disco all'anteriore: nel complesso, migliorata la guida su strada a scapito di quella in fuoristrada. Nel 1993 venne presentata la RD07, probabilmente la più riuscita nel complesso. Parecchie le modifiche, in particolare un nuovo telaio che permetteva di abbassare il baricentro, cassa filtro montata in alto sul nuovo serbatoio, sospensione posteriore con escursione aumentata di 10 mm, sospensioni anteriori con ricarica gas, chiusura sella n.2 ganci.
Il rinnovamento del 1996, per la versione RD07a, fu un parziale passo indietro, soprattutto per le sospensioni semplificate.
Per sopperire in qualche modo al ritiro delle Honda ufficiali dai rally africani (dopo 4 vittorie alla Paris-Dakar), nell'autunno 1988 Honda France, in collaborazione con la casa madre giapponese, lanciò l'operazione “50 Africa Twin a Dakar”, destinate a competere nell'imminente edizione '89. Cinquanta esemplari, con numeri di telaio appartenenti alla stessa sequenza delle 650 di normale produzione, vennero appunto assegnati ad altrettanti motociclisti, per lo più francesi, scelti durante una dura selezione. Alcune moto furono però affidate a piloti di altre nazionalità (italiana, spagnola, inglese, senegalese) tramite gli importatori locali. Diciotto di queste Africa Twin conclusero la gara e il francese Patrice Toussaint finì sedicesimo assoluto e primo della classe Marathon.
Nel 1989, per la dodicesima edizione della Dakar, furono quindi allestite altre cinquanta moto, ancora più curate della serie precedente e contrassegnate da un numero di telaio differente che inizia infatti per 6 (da 600001 a 600050). Una ventina di esemplari vennero consegnati in Francia mentre gli altri furono destinati ad altri paesi: almeno tre in Spagna e un'altra ventina in Italia, consegnati a metà novembre 1989 e, quindi, troppo tardi per l'iscrizione al rally.
Dopo un anno di teasing pubblicitario all'EICMA 2015 è stata ufficialmente presentata la CRF1000L che riprende il nome "storico" dopo oltre un decennio dall'uscita di produzione del modello omonimo precedente.
Nonostante il lancio avvenga a fine 2015 questa motocicletta risulta Euro3, aggiornata ad Euro4 nel gennaio 2017.
Questo modello è dotato di un motore da 1000 cm³ di nuova progettazione ed offre tre allestimenti base più varianti di colore e di accessori. La caratteristica più innovativa è la possibilità di uso di un cambio totalmente automatico a doppia frizione (DCT) con una programmazione specifica per l'uso fuoristrada. Ai fini del codice della strada e della patente di guida, questa versione risulta come "Automatica".
Le versioni presentate sono:
Il modello base è tolto dal listino a gennaio 2017 a causa dell'obbligo europeo di installazione dell'ABS (e di rispetto delle norme Euro4) sulle nuove immatricolazioni.
Da notare che Honda immatricola la CRF1000L con pneumatici di classe velocità "H" (equivalenti a 210 km/h) ma fornisce, a richiesta, il nulla osta per poter montare pneumatici adatti all'uso fuoristrada a partire dal codice velocità "Q" (ovvero da 160 km/h) ed essendo consentito il montaggio di pneumatici M+S di codici velocità inferiori è permessa la scelta di numerose tipologie di pneumatici.
La CRF 1000 L Africa Twin è prodotta al momento solo in Giappone; tuttavia, Honda Brasil il 9 novembre 2016 ha presentato la motocicletta in anteprima per il mercato brasiliano al Salone dell'Automobile di San Paolo, dopo un'attesa di un anno (era stata annunciata nello stesso salone l'anno precedente), dichiarando che sarà un prodotto nazionale; il Brasile diventa così l'unico paese in cui la nuova Africa Twin sarà prodotta al di fuori del Giappone. Presentata nei soli colori CRF Rally (Rossa) e Tricolor (Bianca), è disponibile solo nel modello ABS e negli allestimenti base e Travel Edition.[1]
Questo nuovo modello ha subito riscontrato un grande successo commerciale, in particolare in Italia dove è anche arrivata al primo posto delle vendite, ma in seguito al terremoto avvenuto nei pressi di Kyushu nell'Aprile 2016, che ha danneggiato anche la fabbrica Honda, la produzione e quindi la distribuzione ha subito drastiche limitazioni.
Ad EICMA 2017 Honda presenta, oltre ad un rinnovamento generale della gamma esistente, un nuovo modello che richiama direttamente la storica versione NXR del 1988 poi commercializzata come RD03. La versione viene chiamata "Adventure Sports" esattamente come la XRV650 e ne richiama sia le colorazioni che il 30º anniversario tramite adesivo sul serbatoio.
Questa versione mantiene tutte le molte migliorie presenti nei modelli 2018 aggiungendo alcuni elementi distintivi fra i quali spiccano il serbatoio maggiorato (da 24 litri anziché 18) le sospensioni a corsa maggiorata, portapacchi in acciaio che richiama il modello storico e manopole riscaldate e tubolari di protezione in acciaio di serie.
Le varie migliori, presenti su tutta la gamma, riguardano il motore (albero alleggerito e prese d'aria maggiorate) che a pari potenza presenta un maggior brio ai bassi e medi regimi, una strumentazione rivista (anche se ancora a schermo passivo, non eccezionale nell'uso fuoristradistico), uno scarico più "aperto" che genera un rumore più adeguato al tipo di moto, attacchi pedane in acciaio (anziché in alluminio) e pedane maggiorate (migliori per l'uso "off"), un comando di accelerazione Throttle-By-Wire che consente anche la disponibilità di 4 mappature che regolano potenza (su 3 livelli), freno motore (su 3 livelli) e traction control (ora su 7 livelli). 3 di queste mappe sono definite dalla casa, anche se modificabili durante la marcia, ed una configurabile dall'utente. Alcune funzionalità sono mirate alla sicurezza come il "panic stop" cioè il lampeggio rapido delle frecce in caso di frenate particolarmente brusche altre sono "cosmetiche" come il disinserimento automatico delle frecce in rettilineo. I raggi in acciaio inox e la omologazione degli pneumatici da strada e quelli M+S completano le modifiche.
Fra gli optional spicca il Quickshifter, un assistente al cambio di marcia (anch'esso programmabile dall'utente su tre livelli in scalata e tre in salita di marcia) che ne favorisce l'utilizzo senza azionare la frizione.
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